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L'agricoltura biologica è un metodo di produzione… un settore produttivo… un movimento sociale, culturale e politico. Agli albori l’agricoltura biologica era un tutt’uno di questi diversi elementi: tecniche, spinte ideali e politiche, voglia di produrre in modo diverso. Oggi, invece, questi diversi aspetti sono per lo più distinti e a volte addirittura separati. È un effetto della crescita economica, culturale e tecnica del settore e per certi versi è giusto che sia così. Almeno nel senso che, forse, è necessaria una sintesi nuova, diversa da quella delle origini.
Il metodo produttivo è definito dal punto di vista legislativo a livello comunitario con il Regolamento CEE 2092/91, e a livello nazionale con il D.M. 220/95.
Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell'acqua e dell'aria. Per salvaguardare la fertilità naturale di un terreno gli agricoltori biologici utilizzano materiale organico e, ricorrendo ad appropriate tecniche agricole, non lo sfruttano in modo intensivo.
Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, si pone la massima attenzione al benessere degli animali, che si nutrono di erba e foraggio biologico e non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolano artificialmente la crescita e la produzione di latte.
Il settore produttivo è in rapida evoluzione, accanto alla realtà storica di piccole e piccolissime aziende - che hanno fatto da battistrada e ora rischiano l’emarginazione - sono cresciute realtà aziendali molto diverse tra loro, non solo nell’ambito agricolo, ma anche in quello della trasformazione e della distribuzione (che resta l’anello più debole).
Si può dire che l’esistenza di un Regolamento sul biologico e di un settore produttivo vitale sia in larga parte il frutto della spinta prodotta dal “movimento”. Ora però entrambi hanno acquistato autonomia. Basti pensare che quando è nato il regolamento UE l’unica lobby che cercava di condizionarne i contenuti era quella delle associazioni degli agricoltori biologici. Oggi a quella degli agricoltori si è aggiunta quella degli organismi di controllo, quella dell’industria di trasformazione, e via dicendo. Oggi è il “movimento” a dover riacquistare spazio e autonomia con i suoi contenuti sociali, culturali e politici fondandoli su questa nuova realtà.
Per avere un’agricoltura che produca cibi buoni, sani, amici della giustizia e dell’ambiente è necessaria una “buona alleanza” fra agricoltori e consumatori. Una Buona Alleanza possibile se ciascuno farà la sua parte. Gli agricoltori producendo al meglio delle loro possibilità, i consumatori riconoscendo il valore dell’impegno degli agricoltori e dei prodotti biologici con le loro scelte di acquisto, privilegiando i prodotti del settore biologico e i suoi servizi, questi ultimi destinati ad avere un peso crescente e non secondario rispetto ai prodotti delle aziende biologiche in termini di tutela dell’ambiente,  del paesaggio e della qualità della vita.
L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata da leggi europee e nazionali basate  su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.
L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati.
L’Organismo procede alla prima ispezione degli appezzamenti , dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale. Se i risultati dell’ispezione sono positivi, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e può avviare la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni può durare due o più anni. A conclusione del periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica
 
I prodotti biologici sono riconoscibili dall’’etichettatura
L’etichetta dei prodotti biologici, deve riportare il  nome dell’organismo di controllo autorizzato, e suo codice, preceduto dalla sigla IT; il  codice dell’azienda controllata; il  numero di autorizzazione (sia per i prodotti agricoli freschi che trasformati);  la dicitura “organismo di controllo autorizzato con D.M. Mi.R.A.A.F. n. …  del … in applicazione del Reg. CEE n.2092/91”.
 
Esempio di dicitura in etichetta:
Agricoltura biologica – Regime di controllo CE (facoltativo)
Controllato da XXX, organismo di controllo autorizzato con D.M. Miraaf
n. XXX del XXX in applicazione del Reg. CEE n.2092/91
IT XXX Z123 T 000001
Pagina a cura di: Elisabetta Pezzini